Spesso nella professione di Mental Coach ho sentito parlare di uno stato speciale, uno “stato di grazia”. Da sportivo so esattamente cosa si intende: parliamo di uno stato di "alterata" percezione del tempo, dello spazio, degli eventi circostanti... quasi come se tutto il resto fosse sospeso o abbandonato, in cui però non si ha mai nessuna sensazione di mancanza di controllo della situazione e tutto riesce alla perfezione. Di cosa si tratta? Questo particolare stato tecnicamente viene definito “stato di flow”, termine che si deve a Mihali Csikszentmihalyi all’inizio degli anni 70. In realtà nel gergo sportivo e durante le sedute di Mental Training vengono usate molte espressioni per dire che si è in eccellente stato di forma, oppure che tempo e fatica sono diventati fattori ininfluenti in una competizione.“Mi sentivo in grande condizione” oppure “non avvertivo il ruggito della folla”: ecco espressioni di un noto ostacolista e di un calciatore famoso. Gli esempi non mancano: “non ho sentito il gelo dell’acqua” (nuotatore) oppure “non avvertivo la catena” (ciclista) e ancora “avevo la mano calda e il canestro sembrava grande come una vasca da bagno” (cestista). Da parte degli americani non poche espressioni indicano lo “stato di flow”. Loro dicono: “to be in the groove”, “floating” o “to be in the bubble”, “the zone”. In gara, ma anche in allenamento, l’atleta in stato di grazia perde la nozione di tutto quello che gli sta attorno e annulla ogni fattore distraente: è semplicemente e inesorabilmente concentrato sui pochi e specifici fattori determinanti. Un’intera squadra può essere colta dallo “stato di flow”. In Life on the run, Bill Bradley descrive una partita di basket in cui i New York Knicks affrontarono i Milwaukee Bucks. A cinque minuti dal termine la squadra di New York stava perdendo di 19 punti ed i tifosi stavano già lasciando le tribune. “Improvvisamente siamo stati presi dal “sacro fuoco”. Tutti i tiri entravano nel canestro avversario. La nostra difesa non permise ai Bucks di segnare un solo punto per 5 minuti. Vincemmo per tre punti. In spogliatoio ci interrogammo sui perché dell’eccellente prestazione. Nessun errore, lettura perfetta degli attacchi avversari, livello di atletismo mai raggiunto, nessun segno di stanchezza. Pensavamo di aver giocato in mancanza di forza di gravità.” (B. Bradley).
Ci sono anche molti altri casi singoli.
Quando Pelé debuttò nella sua prima Coppa del Mondo con la nazionale brasiliana, a 17 anni, riferì di aver giocato la partita d’esordio in una specie di trance, come se il gioco gli scorresse davanti agli occhi come un film.Sensazioni simili a quelle che Roger Bannister (primo atleta sotto i 4 minuti nel miglio nel 1953) ha provato nel battere il record: “Mentre correvo ebbi la sensazione che fosse il momento migliore della mia vita. Non provavo dolore, solo una gran coordinazione di movimenti e volontà. Il mondo sembrava fermo, immobile, come se non esistesse. Sentivo la pista che scorreva sotto i miei piedi. Ero completamente distaccato da tutto” (R. Bannister, 1973). Michael Air Jordan: “Per giocare un basket di alto livello capii che dovevo far entrare me stesso in una certa atmosfera, in un determinato momento. Questo è il propellente”. Disse ad un giornalista: “Una volta sono andato tanto in alto oltre l’anello che mi spaventai. Ero intimidito da questa capacità di levitare, non di saltare, come se fosse una dote del cielo e non piuttosto un effetto di muscoli e forza di volontà. E’ come se avessi le ali, quasi qualcuno mi spingesse... galleggio, perdo il senso del mio peso.” (M. Jordan, 1994). Tornando a noi, come si raggiunge questo stato di flow? Quasi sempre è un concatenamento di una serie di elementi personali che variano da persona a persona. Oltre a ciò che troverai in “Sempre al Top” ci sono alcuni punti che potremmo definire chiave, come:
- Focus: consapevolezza, sentirsi totalmente e pienamente concentrati, assorbiti e coinvolti in ciò che si sta facendo, senza l'intromissione di altri pensieri e/o emozioni.
- Armonia: la mente e il corpo sono un tutt'uno armonico e lavorano senza sforzo alcuno.
- Obiettivi chiari: L'atleta sa perfettamente dov'è, cosa sta facendo, dove sta andando e, in modo particolare, cosa sta per fare, visualizzando in anticipo la performance.
- Assenza di sensazioni depotenzianti: come per esempio pensieri negativi, dialogo interno negativo, sensazioni negative.
- Alterata percezione del tempo: L'atleta sperimenta un tempo dilatato o ristretto e accorciato.
Ovviamente la lista potrebbe essere molto più lunga e differente per ogni persona e non voglio soffermarmi in questo articolo su cosa sia tecnicamente lo stato di flow, ma su una domanda che spesso sentiamo rivolgerci nell’attività di Mental Coach: come si può entrare in questo stato ogni volta che lo si desidera? Grazie al lavoro di Mental Training, di allenamento mentale, si può fare! Il Mental Coach può capire, attraverso le strategie, come ogni persona entra in questo stato e come replicarlo grazie alle tecniche di ancoraggio. E, anche qui, la parola chiave è allenamento! (fonte: PaperBlog)
Ci sono anche molti altri casi singoli.
Quando Pelé debuttò nella sua prima Coppa del Mondo con la nazionale brasiliana, a 17 anni, riferì di aver giocato la partita d’esordio in una specie di trance, come se il gioco gli scorresse davanti agli occhi come un film.Sensazioni simili a quelle che Roger Bannister (primo atleta sotto i 4 minuti nel miglio nel 1953) ha provato nel battere il record: “Mentre correvo ebbi la sensazione che fosse il momento migliore della mia vita. Non provavo dolore, solo una gran coordinazione di movimenti e volontà. Il mondo sembrava fermo, immobile, come se non esistesse. Sentivo la pista che scorreva sotto i miei piedi. Ero completamente distaccato da tutto” (R. Bannister, 1973). Michael Air Jordan: “Per giocare un basket di alto livello capii che dovevo far entrare me stesso in una certa atmosfera, in un determinato momento. Questo è il propellente”. Disse ad un giornalista: “Una volta sono andato tanto in alto oltre l’anello che mi spaventai. Ero intimidito da questa capacità di levitare, non di saltare, come se fosse una dote del cielo e non piuttosto un effetto di muscoli e forza di volontà. E’ come se avessi le ali, quasi qualcuno mi spingesse... galleggio, perdo il senso del mio peso.” (M. Jordan, 1994). Tornando a noi, come si raggiunge questo stato di flow? Quasi sempre è un concatenamento di una serie di elementi personali che variano da persona a persona. Oltre a ciò che troverai in “Sempre al Top” ci sono alcuni punti che potremmo definire chiave, come:
- Focus: consapevolezza, sentirsi totalmente e pienamente concentrati, assorbiti e coinvolti in ciò che si sta facendo, senza l'intromissione di altri pensieri e/o emozioni.
- Armonia: la mente e il corpo sono un tutt'uno armonico e lavorano senza sforzo alcuno.
- Obiettivi chiari: L'atleta sa perfettamente dov'è, cosa sta facendo, dove sta andando e, in modo particolare, cosa sta per fare, visualizzando in anticipo la performance.
- Assenza di sensazioni depotenzianti: come per esempio pensieri negativi, dialogo interno negativo, sensazioni negative.
- Alterata percezione del tempo: L'atleta sperimenta un tempo dilatato o ristretto e accorciato.
Ovviamente la lista potrebbe essere molto più lunga e differente per ogni persona e non voglio soffermarmi in questo articolo su cosa sia tecnicamente lo stato di flow, ma su una domanda che spesso sentiamo rivolgerci nell’attività di Mental Coach: come si può entrare in questo stato ogni volta che lo si desidera? Grazie al lavoro di Mental Training, di allenamento mentale, si può fare! Il Mental Coach può capire, attraverso le strategie, come ogni persona entra in questo stato e come replicarlo grazie alle tecniche di ancoraggio. E, anche qui, la parola chiave è allenamento! (fonte: PaperBlog)
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