Una brutta storia che presenta ancora molti lati oscuri. Il primo e più importante è legato al lungo periodo di "latenza" della notizia. Contador, infatti, è risultato positivo il 21 luglio; la notizia gli è stata comunicata il 24 agosto in modo del tutto irrituale: una semplice telefonata da parte del medico della commissione antidoping dell’Uci. Il corridore ha deciso di fare subito le controanalisi che, poco tempo dopo, hanno confermato i primi test. A questo punto non si capisce bene perché non sia stata comunicata la notizia alla federazione spagnola che avrebbe dovuto prendere subito provvedimenti. E si sia atteso che la notizia trapelasse in modo anomalo (rimbalzando da una tv tedesca ad una radio spagnola per essere poi ufficializzata dal clan di Contador) oltre un mese dopo. Pesi e misure diverse a seconda del "peso" dell’atleta sulla scena del ciclismo-business? Oppure, come ipotizza l'Equipe, ritardi per verifiche e controlli aggiuntivi ispirati dall'ipotesi che lo spagnolo si sia sottoposto a trasfusioni ematiche (vietatissime) e si sia ritrovato positivo per essersi reiniettato una sacca di sangue prelevato distrattamente durante un periodo in cui si "curava" con il clenbuterolo? Il laboratorio di Colonia avrebbe trovato tracce di Ethylhexylphtalati, residui plastici simili a quelli che si trovano dopo una trasfusione e che provengono dalla sacca di plastica in cui è conservato il sangue. Si tratta di un metodo non ancora validato dalla Wada, dunque, non usabile come prova, ma comunque indicativo di una inconfutabile realtà: il ciclismo dei furbetti che continua a navigare nella melma e che non vuole cambiare. Disponibile, affabile, simpatico, oltre che abilissimo scalatore Contador è già stato sfiorato da mai chiarite vicende doping. Werner Franke, guru tedesco dell’antidoping, lo aveva definito "il più grande imbroglio della storia del ciclismo" sostenendo che la sigla A.C. che compare nel famigerato dossier dell’Operazion Puerto, appartenesse proprio a lui, che in avvio di carriera era stato uno dei pupilli di Manolo Saiz, il manager che – secondo le accuse - aveva organizzato su ampia scala il doping ematico per la sua Liberty Seguros. Accanto al caso-Contador ieri è emersa anche la positività alla Vuelta di Mosquera, lo spagnolo secondo dietro al nostro Nibali. Un diluente ematico la sostanza rinvenuta nel test, segnale di una sicuro tentativo di doping ematico se non viene dimostrata una particolare patologia poco probabile in un atleta che sta gareggiando in una corsa impegnativa come la corsa spagnola. Ma per il momento non è stato ancora sospeso. Infatti, mentre in Italia quel prodotto figura nella lista 5 ed è fra quelli vietatissimi per la legge 376/2000, dunque comporta per il Coni lo stop immediato, per la Wada figura fra le cosiddette sostanze specifiche, quelle che consentono, se rinvenute in modiche quantità di essere giustificate con un uso involontario. E questo un vero buco nero dell'attuale regolamento antidoping mondiale. Perchè il rinvenimento di una quantità minima di sostanza dopante non vuol dire che non ci sia stato doping vero e proprio e di alto livello. Tutto dipende dal momento di assunzione del prodotto e dal momento in cui le analisi vengono fatte. La sostanza infatti si degrada nel tempo e la minima quantità rinvenuta a giorni dall'assunzione non è certo prova di assunzione involontaria e senza intenzione di voler modificare la prestazione sportiva. Positivo anche il compagno di squadra di Mosquera nella Xacobeo, Garcia. Altre voci riguardano anche un terzo corridore, sempre della stessa formazione. Una autentica Caporetto del ciclismo iberico. Il dominio degli spagnoli in varie discipline comincia a trovare spiegazioni logiche? (estratto da Ciclonet.it)
lunedì 4 ottobre 2010
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)


Nessun commento:
Posta un commento