A Ginettaccio certo non sarebbe piaciuto quello che sta succedendo a Ponte a Ema. Il Museo a lui dedicato, sorto con grande ritardo e lungaggine dopo la morte di Bartali, è causa di dissidi e spaccature addirittura nella stessa famiglia del campione toscano. Il Museo Gino Bartali non aprirà più i battenti: oggi, 31 dicembre, scade il mandato di gestione per l'immobile che ospita i cimeli del grande Gino. Il Comune di Firenze e la Provincia, oltre al Comune di Bagno a Ripoli, intendono aprire una gara d'appalto per la gestione dell'immobile, a cui l'Associazione amici del Museo Gino Bartali non intende partecipare. "Sarebbe un'offesa nei nostri confronti - spiega Andrea Bresci, presidente dell'Associazione - che ci siamo impegnati tanto dal 1996 a oggi per arricchire questo museo, oltretutto rispettando le volontà di Gino Bartali.
Il comune invece non ha rispettato la convenzione che a suo tempo avevamo firmato, limitando fra l'altro l'uso di una sala a favore di manifestazioni politiche e facendo lievitare i costi di gestione per utenze che noi neanche utilizziamo". A rendere più triste la vicenda è la diatriba sul destino dei cimeli di Bartali: l'Associazione ne reclama il possesso, mentre la vedova Adriana Bani e il figlio Andrea vogliono trasferire al Museo del Ghisallo. La signora Adriana e Andrea hanno citato in giudizio l'Associazione Amici del Museo Bartali, di cui l'altro figlio Luigi è presidente onorario, chiedendo un risarcimento danni milionario, 2 milioni e 400mila euro, per sfruttamento dell'immagine. (Fonte cyclingforall)
...che tristezza...è stato uno degli ultimi veri eroi del nostro ciclismo
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