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mercoledì 9 febbraio 2011

Doping versus grandi campioni ovvero...senza parole

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In questo momento in cui ancora una volta il ciclismo è scosso dagli ennesimi casi di doping (Riccò e Contador - sul quale il quotidiano spagnolo Marca riporta oggi la notizia che lo spagnolo sia risultato 4 volte positivo all'ultimo Tour de France) voglio ricordare un mito dello sport italiano. E' morto infatti ieri a 87 anni Cesare Rubini,  l'unico atleta al mondo inserito nella "Hall of Fame" di due sport (basket e pallanuoto).QUI per ulteriori informazioni su questo grande sportivo. I veri campioni non hanno tempo, non hanno inizio e non hanno fine.
Ma il contraltare è l'amaro in bocca per i due "psuedociclisti" di cui sopra. Riccò aveva un occasione e l'ha "tirata giù con lo sciaquone" e spero che venga radiato mentre Contador (che a me non è mai piaciuto ed è anni che mi "puzza"   così come Cancellara al Giro delle Fiandre sul Muro di Grammont, dove devastò un eccellente Boonen) , forse comincerà a essere meno tutelato dalla sua federazione (così come Valverde e altri spagnoli) che  forte della mancanza di una legislazione  nazionale chiara sul doping continua a proteggere (con tempistiche lunghissime) i suoi atleti (ve la ricordate l'operazione Puerto ?) mentre la nostra fà (giustamente subito) "carne di porco" dei nostri ciclisti beccati a doparsi in virtù di una visione (forse) un pò più pulita del nostro sport. Per mè lo sport dovrebbe essere "nature", acqua e un bel panino al salame alla fine così come si faceva (non nei pro) fino agli anni 60 (bellissimo un documentario di qualche tempo fa su Rai Storia). Io che sono nato nei primi anni 60 ho i miei ricordi sul ciclismo tutti in bianco e nero e ricordo ancora le biglie con cui giocavo con il viso di Gianni Motta.  Non che non ci fosse il doping  allora ma io lo vedevo ancora uno sport "eroico" e pulito. Poi dopo mi sono ricreduto quando crescendo  informandomi,  ho saputo che dal dopoguerra in poi il doping si modernizzava passando dall caffè alla Simpamina. Ed ora mi e ci tocca vedere ciclisti (e non solo) che per vincere necessitano della "chimica". Certo, i colpevoli non sono sicuramente solo loro ma loro possono sempre dire no, rinunciare a soldi, sponsor e vantaggi e preservare la propria salute. Certo, magari ti ritrovi a fare un lavoro che non ti piace, a prendere uno stipendio ridimensionato rispetto a prima ma con la coscienza pulita. Si chiama etica sportiva e dovrebbe essere insegnata nelle scuole così si eviterebbero "distorsioni" anche nel mondo degli amatori.  Il fatto è che questi ragazzi iniziano da "piccoli" ad accettare il fatto che "un aiutino chimico" sia normale. Quando arrivano agli under 23 oramai sono già "asuefatti all'idea". Dopotutto il circolo vizioso inizia con gli integratori. Ho provato alcuni anni fà a bere solo acqua nelle uscite e poi con gli integratori. Differenza netta. Il panino al salame e il bicchiere di vino vengono sostituiti dalla chimica ed ecco che anche l'ultimo degli amatori si spara quantità industriali di maltodestine, aminoacidi ramificati e compagnia  cantando (e se non bastano ci aggiugono "altro")  magari tanto per scalare qualche decina di posizioni nella "GF del Bar dello Sport". Altro che Giro Bio, io farei il Giro Nature: solo acqua, pane e salame...
Ah, dimenticavo...svegliatemi, stò sognando.

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